PROGETTO LICEO ARTISTICO KLEE BARABINO L'ORIENTAMENTO “SPECIALE” IN ENTRATA E IN USCITA. RAPPORTO FRA ORIENTAMENTO E PROGETTO DI VITA NEI RAGAZZI BES

PROGETTO LICEO ARTISTICO KLEE BARABINO

L'ORIENTAMENTO “SPECIALE” IN ENTRATA E IN USCITA.
RAPPORTO FRA ORIENTAMENTO E PROGETTO DI VITA NEI RAGAZZI BES


La riflessione del nostro Liceo è partita da un'analisi della ratio della normativa italiana sull'integrazione della disabilità e sull'inclusione di ogni ragazzo con bisogni educativi speciali; abbiamo ravvisato tale ratio nella volontà del legislatore di far sì che la scuola come istituzione, in rete con tutte le altre agenzie che operano sui ragazzi, si metta a disposizione dei soggetti portatori di difficoltà al fine di consentire la migliore realizzazione possibile del proprio personale progetto di vita.
In questo senso abbiamo messo a fuoco due linee d'azione, una sull'orientamento in entrata dei ragazzi disabili (progetto che abbiamo sottoposto all'Usr e che è attualmente in fase di valutazione da parte dell'ufficio) e un progetto sull'orientamento in itinere ed in uscita, sempre con riguardo in primo luogo alla disabilità e alle varie fasce di disagio anche non certificato, che stiamo mettendo a punto in collaborazione con i Poli Cura e benessere (capofila Isforcoop) e Hermes (capofila Fassicomo).

Vi alleghiamo i due progetti.


Per informazioni e/o sviluppi relativi alle proposte  si prega di contattare:
Prof.ssa Monica Ghiotto 3289266110 (referente del plesso di Barabino)  monighiotto@libero.it
Prof.ssa Milena Enriotti 3288079589 (referente del plesso di Battistine)  m.enriotti@libero.it

PROGETTO ORIENTAMENTO IN ENTRATA
Abbiamo constatato l’irrazionalità della distribuzione dei disabili nella secondaria di secondo grado, tutti concentrati nelle scuole che hanno politiche più accoglienti, spesso con inserimenti che prescindono sia dal reale progetto di vita del disabile che dalle possibilità materiali della scuola in termini di spazi e risorse (manca una logica nella distribuzione dei ragazzi, essendo tutto rimesso a un passaparola fra genitori circa le qualità umane dei docenti e la loro disponibilità; ciò comporta un ritorno negativo in termini di benessere dei ragazzi disabili gravissimi che finiscono per concentrarsi in poche scuole superiori, con spazi impossibili e risorse esigue).
Diversamente ci sembra che sia essenziale distinguere i disabili per i quali è utile una scuola di tipo professionalizzante da coloro, spesso i più gravi, per i quali sia prioritario scegliere una scuola che offra un clima di accoglienza e sensibilità.
Specificamente, ci è sembrato di poter rilevare che i disabili si possano dividere, ai fini dell’orientamento, in quattro grandi gruppi (a prescindere dalla gravità formale ex art. 3 comma 3):
1. tutti coloro che hanno solo disabilità motorie o cognitive molto lievi, per i quali il problema della scelta della scuola è assimilabile a quello di qualsiasi altro studente; questi ragazzi pur avendo  come obiettivo il conseguimento di un normale  diploma, necessitano solo di ausili strumentali o di semplificazioni didattiche;
2. i disabili con disabilità cognitive di grado lieve, con buone possibilità di un successivo inserimento lavorativo anche con attraverso i percorsi preferenziali di accesso al lavoro; in genere le difficoltà cognitive sono più accentuate in quei settori disciplinari che comportano una buona dose di astrazione, quali matematica, fisica o filosofia. Per essi si predilige un percorso scolastico professionalizzante, ed in istituti in cui il peso di  materie umanistiche e scientifiche non sia preponderante rispetto a quelle pratico-laboratoriali.  Per loro si auspica  Tali percorsi permettono più facilmente l’accesso a una programmazione per obiettivi minimi e l'ottenimento del diploma.
3. i disabili con disabilità cognitive di grado medio che pur presentando problemi comportamentali e relazionali possono essere inseriti in una classe e raggiungere un buon livello di integrazione. Per essi è necessario un percorso differenziato, quindi la scelta della tipologia di scuola non è legata alla programmazione o alle discipline che affronteranno ma dipende dalla capacità  dell'istituzione scolastica  di offrire un clima di accoglienza e di serenità.
4. i disabili gravissimi, spesso con forti problemi comportamentali, che necessitano di un ambiente tranquillo e di spazi adeguati e per i quali, generalmente, l’obiettivo principale del progetto di vita è l’acquisizione di quelle competenze strumentali e relazionali necessarie per qualsiasi inserimento in un contesto di vita comunitario, anche assistito. Per questi ragazzi un possibile inserimento lavorativo non è concretamente ipotizzabile. E, come per la categoria precedente, la scelta della tipologia di scuola non è legata ai contenuti ma dipende alla volontà dell’istituzione scolastica  di accogliere e offrire ambienti e docenti che lavorino per l’acquisizione di tali competenze chiave, specie relazionali.
 
Partendo da questa grossolana ripartizione, abbiamo considerato che:

Per i ragazzi del gruppo 1 il problema dei uno speciale orientamento è minimo, essi scelgono sulla base degli stessi criteri di ogni altro.

Per i ragazzi del gruppo 2 sarebbe necessaria una riflessione attenta in sede di orientamento, volta a valutare le reali possibilità future del ragazzo, al fine di inserirlo nella scuola superiore che gli permetta maggiormente di conseguire il titolo o comunque di acquisire le competenze necessarie all’inserimento attivo nel mondo del lavoro. Per essi è generalmente consigliabile l’inserimento in un percorso non liceale, ove sia ragionevole ipotizzare il conseguimento degli obiettivi minimi, grazie ad un adeguato aiuto del sostegno.

Per i ragazzi del terzo e quarto  gruppo, a nostro avviso, lo specifico indirizzo della scuola è assolutamente irrilevante; conta la permanenza in un ambiente accogliente, tranquillo, a basso tasso di bullismo; contano gli spazi, nel senso di aule di sostegno spaziose e strutturate, dotate degli ausili necessari e ove non vengano a trovarsi contemporaneamente numerosi ragazzi. Conta la presenza di docenti e coetanei dotati di sensibilità ed attenzione umana, mentalmente aperti alla diversità e alla comprensione del disagio.


Non comprendiamo pertanto perché molte scuole superiori, in particolare i Licei classici e scientifici, dove la capacità di comprensione del mondo da parte dei ragazzi dovrebbe essere molto sviluppata, non abbiano (o abbiano in numero bassissimo) studenti disabili al loro interno.
Non siamo qui per valutare se le ragioni siano storiche o collegate alla qualità dell’accoglienza, ma riteniamo questa un’incongruenza del sistema da risolvere sia perché non è possibile immaginare che la “futura classe dirigente” del nostro paese sarà formata da ragazzi che non conoscono la diversità e sono stati cresciuti in una bolla perfetta che non esiste nella realtà, sia perché crediamo che il processo di integrazione porti con sé una ricchezza formativa irrinunciabile, che ricade su tutto il sistema con cui viene a contatto. Inoltre, in via prioritaria,  perché concretamente il sovraffollamento di disabili in scuole come la nostra crea oggettivi problemi che finiscono inevitabilmente per abbassare la qualità dell’integrazione e dell’attività di sostegno in generale offerta agli studenti con disabilità e svolta nelle loro classi.
Il risultato è che, in presenza di classi affollate e con un eccessivo numero di inserimenti di studenti disabili  la qualità del lavoro scade per tutti, docenti e studenti, normodotati e non. Le scuole professionalizzanti non riescono più a professionalizzare perchè hanno troppi gravi e gravissimi, i licei che accolgono i gravissimi scoppiano per gli spazi esigui e l'integrazione viene compromessa diventando talvolta mera custodia.
La qualità dell’orientamento “speciale” potrebbe aumentare a nostro parere se, oltre a un coordinamento in rete delle scuole superiori genovesi di primo e secondo grado, fosse presente a monte anche un lavoro specifico in rete con le ASL (sia con i medici che compilano le diagnosi che con i neuropsichiatri o psicologi di riferimento). Infatti, l’impressione è che l’orientamento degli studenti disabili in uscita dalla scuola media sia attualmente gestito soprattutto dalle famiglie, in secondo piano dalla scuola e in terzo piano dalla ASL.

Abbiamo di conseguenza pensato ad alcune  proposte concrete  da sottoporvi che possono essere convogliate in un progetto pilota con l'appoggio della Regione e rientri nelle linee guida del nuovo sistema scolastico regionale

1) una serie di incontri coordinati dall'Usr con dirigenti e referenti del sostegno di tutte le scuole superiori della città, con cui discutere i punti sopra esposti e decidere le linee guida di comportamento per il prossimo a.s.

2) successivamente che vengano coinvolte le Asl e ai referenti delle scuole secondarie di primo grado circa le decisioni assunte;

3) prevedere che al salone Orientamenti sia  presente (e previamente adeguatamente pubblicizzato) un apposito stand per la disabilità, ove i referenti del sostegno di tutte le scuole possano  e debbano interagire con le famiglie e gli studenti interessati.

la creazione “ufficiale” di una rete permanente di referenti di sostegno per le scuole superiori che, riunendosi periodicamente sotto la vostra guida, possa scambiarsi notizie sulle rispettive situazioni e condividere materiali, esperienze e risorse.
Da questa base di partenza dovrebbe potersi creare una struttura/procedura stabile così articolata:
dei poli di orientamento disabili “per territorio” fra scuole superiori  tipo centro, levante, ponente o per tipologia di disabile; (forse è meglio il territorio perchè per le famiglie dei disabili il territorio e il tragitto resta una realtà importante e decisiva)
presso l'Usr una apposita figura di coordinamento di questi gruppi, che convochi le riunioni altrimenti diventa tutto lettera morta
che ad essi possano interfacciarsi tutti i referenti delle medie e le famiglie e le associazioni interessate a inviare il propri figli su quel territorio; che esistano uno o più coordinatori fissi per raccogliere le richieste e valutare insieme dove sia maggiormente possibile la realizzazione del progetto di vita del ragazzo considerando le reali potenzialità delle scuole
che diventi un passaggio “naturale” per le scuole medie e per le associazioni indirizzare le famiglie presso queste reti di scuole per l'orientamento anziché presso la singola scuola su cui ci si è passata la voce che è accogliente, senza minimamente considerare le reali possibilità in termini di capienza e gestibilità dei ragazzi inseriti
che, al momento dell’inserimento nella scuola superiore,  si distingua fra ragazzi inseribili nel mondo del lavoro e ragazzi destinati all'assistenza; che, proprio per permettere che gli istituti tecnici e professionali svolgano al meglio la loro funzione sui primi e quindi non ne abbiano troppi per classe, tutti i licei di  ogni territorio debbano farsi carico dei ragazzi gravissimi, mettendo a disposizione delle famiglie i propri spazi
che a tal fine deve esistere una volontà dei licei di accogliere, creando progetti e proponendoli alle famiglie, proponendosi all'orientamento sopra descritto, dotandosi di idonee figure strumentali che agiscano in rete fra loro e si scambino esperienze, materiali e buone prassi con gli altri licei
che questi licei in rete elaborino progetti (e qui ci leghiamo al nostro “fare per integrare” presentato alla regione) volti a potenziare in sinergia e senza sprechi le autonomie dei ragazzi loro affidati, unendo le risorse in termini di operatori, spazi idee  e competenze (come il progetto arteterapia).
Va ricordato che non si chiede ai licei solo di “farsi carico” ma gli si offre una possibilità di far entrare i propri studenti in contatto con il mondo reale, nell'idea che la diffusione di una cultura dell'integrazione, attraverso il contatto e l'esperienza con il diverso, se attuata con le giuste risorse, arricchisce anche gli studenti dei licei, che si abituano alla diversità e diventano migliori cittadini. Far entrare i propri studenti in contatto con il mondo reale, nell'idea che la diffusione di una cultura dell'integrazione, attraverso il contatto e l'esperienza con il diverso, se attuata con le giuste risorse, arricchisce anche gli studenti dei licei, che si abituano alla diversità e diventano migliori cittadini


PROGETTO ORIENTAMENTO IN USCITA

Il progetto prevede una azione in collaborazione con i poli Cura e Benessere e Hermes, ai quali si sta chiedendo di poter aderire. In questi anni infatti, lavorando in collaborazione/rete con tali associazioni che hanno fini istituzionali diversi da quello dell'istituzione scuola, si è constatato che solo collaborando da diversi punti di vista si riescono a creare soluzioni concrete per i progetti di vita dei ragazzi, specie di quelli con disagio che costituiscono un'utenza sempre crescente nella realtà delle superiori.

Inoltre proponiamo di sviluppare assieme, con tutti i membri dei Poli interessati, alcuni specifici progetti da proporre alla Regione perchè si unisca nel sostenerli:
un progetto per la "zona grigia" dei ragazzi, cioè quei ragazzi che non sono certificati 104 ma sono per varie ragioni portatori di gravi disagi che compromettono seriamente la possibilità di un loro successo formativo; tale, progetto  richiede un coinvolgimento più deciso della Regione attraverso un'innovazione normativa (almeno intorno ad un progetto pilota), che permetta di estendere l'applicabilità dei progetti integrati (ad oggi possibili solo per i ragazzi certificati 104) anche a una fascia di utenza non certificata ma fortemente disagiata, per la quale è evidente che il conseguimento del titolo di studio sarà difficilmente raggiungibile ma nello stesso tempo l'abbandono dell'ambiente scuola presenta grossi rischi sotto il profilo sociale e della capacità di individuare percorsi alternativi concreti da parte delle famiglie. Proponiamo alla Regione un progetto pilota (cui aderiscano la nostra scuola, gli enti di formazione e alcune realtà imprenditoriali) in cui ai ragazzi possa essere permesso, dopo opportuna valutazione del consiglio di classe e previo consenso della famiglia, di seguire percorsi (come gli integrati appunto) dove la frequenza a scuola sia parziale e solo nelle materie effettivamente utili e tale attività sia integrata da formazione presso diversi enti e/o stage presso, il tutto in un progetto di vita coerente e dettagliato, sotto il coordinamento di un tutor e con conseguimento finale di un certificato formativo con relativi crediti riconosciuto dalla Regione

 un secondo centrato sull'arteterapia e la psicomotricità, progetto rivolto sia ai ragazzi disabili o comunque bes, sia alle eccellenze del Liceo; per i primi si tratta di  istituzionalizzare come prassi ordinaria  laboratori (già in atto nella nostra scuola), dove il mediatore artistico e l'attività motoria siano usati per migliorare le capacità relazionali di un gruppo di lavoro intorno a ragazzi con disagio e ad incrementarne le capacità comunicative che spesso costituiscono una delle più grosse difficoltà in tale fascia di utenza; per i secondi si tratta di permettere agli stessi di entrare in contatto con il mondo degli arteterapeuti professionisti per effettuate stage anche all'interno dei laboratori delineati per gli utenti a disagio, affinchè conoscano e sperimentino anche questa professionalità come possibile esito professionale del proprio percorso di studi.

3) il progetto “Fare per integrare” che si era proposto alla conferenza al Cassini di incontro del territorio ad aprile 2014 e che si allega.

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