Dalla Media Education alla Media Literacy: la sfida della Liguria (contributo a cura di L. Gattini)

Dalla Media Education alla Media Literacy: la sfida della Liguria

di Lidia Gattini

In anni così pervasi dal dominio dei media era inevitabile che l’educazione aprisse un dialogo  per entrare in relazione con questo universo cogliendone tutte le opportunità. Ma che cosa si intende per Media Education? Il termine inglese indica in modo sintetico sia l’educazione con i media, considerati come strumenti da utilizzare nei processi educativi generali, sia l’educazione ai media, che fa riferimento alla comprensione critica dei media, intesi non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura. La Media Education è dunque il processo di insegnamento e apprendimento incentrato sui media; la media literacy (alfabetizzazione ai media) ne è il risultato, ovvero le competenze che si acquisiscono in tema di mezzi di comunicazione. “La media education si propone di sviluppare sia una comprensione critica, sia una partecipazione attiva; la media literacy implica il saper leggere e scrivere i media”. (David Buckingham, 2006). Il che significa che deve prevedere sia l’interpretazione che la produzione. Negli ultimi anni l’estrema attenzione verso i media digitali ha portato alla nascita del termine Alfabetizzazione multimediale: i ragazzi non necessitano certo di lezioni sull’uso dei media digitali, ma di risorse che permettano loro di valutare e utilizzare le informazioni in modo critico se devono trasformarle in sapere.

Perché la Media Education?

Le ragioni che suggeriscono l’introduzione della Media Education nel curricolo scolastico sono state ampiamente esplorate a partire dagli anni Ottanta. Introducendo la loro Resources Guideper la Media Literacy nelle scuole secondarie, i media educator canadesi avevano rilevato il grande spazio che i media occupano nella vita degli adolescenti. Le statistiche italiane più recenti evidenziano la compresenza dei media tradizionali (la Televisione, la Radio e, solo per il 22,9% i quotidiani) accanto alla sempre più evidente preponderanza dei media digitali: il 90,4% dei giovani si connette a Internet, l’84,4% tutti i giorni, il 73,9% per almeno un’ora al giorno, il 46,7% con il wifi. Per informarsi usano Facebook (il 71%), Google (65,2%) e YouTube (52,7%). Il 66,1% ha uno smartphone e il 60,9% scarica le app sul telefono o tablet. (Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione, 2013). Alfabetizzare ai media significa allora promuovere la democrazia: crescere generazioni più responsabili, cittadini più critici e consapevoli del mondo che li circonda.

L’insegnamento dei media può essere articolato a partire da alcune domande classiche fino ad arrivare alla produzione creativa: chi comunica e perché? Di che tipo di testo si tratta? Come è stato prodotto? Come ne conosciamo il significato? Quali interessi sono in gioco? Chi riceve il messaggio e quale significato gli attribuisce? Come viene ‘rappresentata’ la realtà? Che cosa è stato omesso e perché? 

La New Media Education

Un ultimo aspetto da considerare è che i giovani sono diventati loro stessi produttori di media. 

I toolls multimediali degli smart phones insieme alla diffusione dei blog e dei Social Network hanno compiuto una rivoluzione: per un ragazzo “girare” un video e “pubblicarlo” in rete è diventato facilissimo. Su You Tube o Facebook trovano spazio gallerie di fotografie e filmati in cui ci si racconta e si costruiscono reti sociali attraverso le quali viene valutato il singolo video maker e il suo lavoro. La bedroom culture si è già trasformata in pocket culture (cultura da tasca) dal momento che gli adolescenti portano con sé il proprio mondo. Sul piano educativo questo comporta opportunità e rischi, come la cronaca ha recentemente evidenziato. La scommessa della New Media Education diventa allora educare alla responsabilità i ragazzi che si ritrovano ad essere non più solo consumatori, ma autori, con tutto ciò che questo comporta in relazione all’etica del rappresentare.

L’esperienza della Liguria: analisi critica e produzione creativa

La Media Education nelle scuole superiori della Regione Liguria, si distingue nel panorama nazionale per l’organicità degli interventi e la continuità con una tradizione che parte nel 2005 con l’adesione al progetto di un giornale realizzato dagli studenti con il coordinamento di giornalisti tutor (il mensile Zai.net), per arrivare, dal 2009 al 20013 alla costruzione di un vero e proprio canale di comunicazione giovanile multimediale: radio (Radio Jeans con i suoi 84 laboratori radiofonici), e-magazine, Applicazioni Lim per la lettura critica dei giornali, Applicazioni multimediali per la produzione di contenuti in mobilità e una Piattaforma di e-learning partecipativa interamente dedicata alla Media Education con adesioni impressionanti: 

1702 ragazzi ; 187 tutor insegnanti e animatori ; 420 contributi radiofonici prodotti dalle redazioni scolastiche; 80 incontri di formazione nelle scuole; 40 workshop; 80 articoli. Promotore dell’esperienza, l’Assessorato all’Istruzione di concerto con l’Arssu (l’Ente per il Diritto allo Studio) in partnership con Mandragola Editrice, la cooperativa di giornalisti specializzata in progetti di Media Education. 

L’iniziativa si è articolata secondo un percorso progressivo, attorno ai singoli media con un grado di difficoltà e complessità crescenti, partendo da quelli tradizionali per arrivare ai media digitali, tenendo sempre presenti le chiavi generali di approccio. Le attività di analisi e di produzione (lavoro pratico) si sono sviluppate secondo la metodologia del “learning by doing” attraverso incontri nelle scuole e workshop per il insegnanti-tutor. L’esperienza ha dimostrato che gli studenti sanno far uso delle griglie di analisi dei testi mediali e padroneggiano gli strumenti come il laboratorio radiofonico e l’unità di montaggio in funzione creativa. La collaborazione di professionisti (giovani giornalisti) ha assicurato la qualità del prodotto; in ogni caso è risultata centrale la funzione dell’insegnante con il ruolo di facilitatore dei processi di apprendimento e media-educator del gruppo. La Media Education in Liguria ha seguito un proprio stile vincente: democratico e non impositivo, di partecipazione e di scambio generazionale, di collaborazione con i giornalisti, i docenti e i compagni. Al termine dell’esperienza (che sia stata la produzione di un articolo di giornale o di una trasmissione radiofonica), gli alunni hanno compreso il linguaggio dei media e il suo significato, in modo da poter facilmente riconoscere le strategie messe in atto nella produzione; in secondo luogo, gli studenti sono diventati consapevoli di come funziona l’industria dei media e quali interessi veicola. Di fronte ai media si pongono non come spettatori passivi, ma informati e in grado di realizzare a loro volta prodotti mediatici. L’ulteriore passo è quello di far evolvere in senso sociale ed etico la tecnologia dello smartphone, coinvolgendo i ragazzi nella partecipazione al canale di comunicazione chiamato Young Cities proprio attraverso il loro strumento da tasca, il cellulare. I giovani potranno, oltre che accedere alle informazioni che li riguardano e all’offerta culturale e di intrattenimento della loro città, segnalare eventi, barriere architettoniche, recensire iniziative e collaborare “in movimento” con le redazioni di Zai.net e Radio Jeans dando vita a una community di giovani attivi: anche in questo senso, la Liguria è già un passo avanti.

* Presidente di Mandragola Editrice Cooperativa di giornalisti, specializzata in progetti di Media Education, Editore di Zai.net e Radio Jeans.

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